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Il nome di Rosa Parks è famoso perché fu la donna di colore che con il suo rifiuto di alzarsi per cedere il posto sull’autobus ad un bianco diede il via al boicottaggio degli autobus a Montgomery e alla successiva abolizione delle leggi di segregazione razziale.
“Molti dissero che quel giorno non mi alzai perché ero stanca ma non è vero. Ero stanca di subire.”
Rosa Parks
Molto spesso la storia ci viene raccontata in maniera molto semplificata ma in realtà Rosa Parks non fu la prima a ribellarsi e vi furono molti elementi che contribuirono al successo della sua ribellione.
Ho parlato della sua storia nel primo episodio del mio Podcast “Percorsi Complessi”
Nello stesso anno in cui Rosa Parks diede il via alla protesta ben quattro donne avevano provato a ribellarsi e altre prima di loro.
Nove mesi prima lo aveva fatto la allora quindicenne Claudette Colvin a cui hanno dedicato diversi libri e che si è poi battuta molti anni dopo perché quell’arresto fosse cancellato dalla sua fedina penale.
Ma con maggiori ricerche si trovano altri nomi e le storie di Aurelia Browder, Viola White, Geneva Johnson, Katie Wingfield, Susie McDonald, Epsie Worthy, Mary Louise Smith Ware e certamente ce ne sono altre.
La protesta fu fatta partire dall’avvocato bianco Durr e da E. D. Nixon, ex presidente del NAACP (National Association for Advancement of Colored People), e fu poi sostenuta da altri attivisti tra cui il giovane pastore Martin Luther King.
Grazie alla pressione sociale estesero poi la protesta e il boicottaggio degli autobus a tutta la comunità di colore.
Per meglio capire le dimensioni del fenomeno l’attivista politica e professoressa di inglese Jo Ann Gibson Robinson nel suo libro “The Montgomery Bus Boycott and the Women Who Started It” calcola che prendessero l’autobus a Mongomery almeno occasionalmente tra le 20.000 e le 25.000 persone di colore. Jo Ann Gibson Robinson era amica di Rosa Parks e fu tra gli attivisti che sostennero da subito la protesta. Lei in particolare preparò i volantini che vennero diffusi tramite gli studenti a cui insegnava a tutte le famiglie di colore della zona.
La storia di Rosa Parks e dell’importanza dei suoi legami relazionali sia deboli sia forti è raccontata in diversi libri.
Uno dei primi testi che mi hanno spinto poi a cercare maggiori informazioni è stato #contaminati di Giulio Xhaet. Nel libro l’autore sottolinea i numerosi legami di Rosa Parks e di come li avesse grazie ai suoi molteplici interessi, grazie all’essere una “contaminata” o, per usare un termine più diffuso, una multipotenziale.
Un’altro libro che racconta in maniera approfondita le dinamiche dietro la storia di Rosa Parks è “Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle” di Charles Duhigg.
In questo libro Duhigg nel capitolo 8 parla, oltre che del caso di Rosa Parks, dell’importanza dei legami deboli e della pressione sociale che sono in grado di esercitare. Ne parla anche in relazione alle manifestazioni che ebbero luogo negli anni successivi, come quella del 1965 chiamata “Progetto estivo del Mississipi” che chiamava a raccolta i volontari per registrare le persone di colore con diritto di voto. Tra tutti i volontari che si erano iscritti, quelli che effettivamente parteciparono erano quelli motivati dai legami deboli e dalle pressioni sociali.
Come scoperto per la prima volta negli anni ’60 dal sociologo Granovetter, i legami deboli danno anche accesso a numerose informazioni e opportunità esterne alla nostra cerchia di contatti più stretti da cui diversamente resteremmo esclusi.
Se a questo punto ti stai chiedendo “ma cosa centra questa storia con un progetto di business?” è presto spiegato.
Ci aiuta a riflettere sull’importanza di entrare in contatto, seppur in maniera superficiale, con molte persone. Se siamo in contatto con persone molto diverse tra loro per interessi, cultura, estrazione sociale avremo molte più informazioni di altri e potenzialmente più opportunità.
Naturalmente è importante anche coltivare questi contatti nel tempo anche se in maniera molto blanda.
Nella seconda puntata parlo di creatività e innovazione e di cosa lega una moka e una lavatrice.